«Si può barare a scacchi?»

di Silverio Demarchi, istruttore preso la Scuola Scacchi Collegio Papio

Prendo spunto da una sollecitazione dell’allieva Alessandra che mi ha gentilmente segnalato un episodio di cronaca scacchistica chiedendo la mia opinione in merito al seguente articolo apparso il 6 ottobre su Repubblica. L’episodio è stato pubblicato anche ad esempio sul Corriere del Ticino e sul Corriere della Sera

Già solo dal titolo – Si può barare a scacchi? – si capisce che non è una domanda banale e che il problema non può essere ridotto a una mera questione di regolamenti sul comportamento dei giocatori di scacchi da tenere durante una gara.

Si può dare una mezza risposta partendo da lontano nel tempo, ma che apre ad altre cruciali e inquietanti domande. Oltre 250 anni fa, nel 1770, apparve sulla scena mondiale un prodigioso marchingegno: il turco. Progettato, a mio modo di vedere, dal primo imbroglione nella storia degli scacchi: l’inventore Wolfgang von Kempelen. Ma qui, visto che all’interno del marchingegno di Kempelen si nascondeva un uomo in carne ed ossa che eseguiva le mosse, la storia era per lo meno divertente. All’epoca eravamo ancora “all’uomo che si fingeva macchina”. Oggi, invece, le parti si sono rovesciate. Se è vero che Niemann ha barato con l’aiuto di impulsi giunti da remoto su terminali impiantati in qualche parte del suo corpo suggerendogli le mosse da fare come sostiene Carlsen, significa che non è più l’uomo che si finge macchina, bensì “la macchina che si finge uomo”. E qui la storia si fa un po’ meno divertente.

Stiamo forse vivendo una transizione di fase? C’è da chiedersi se non siamo più all’HOMO SAPIENS ET MACHINA INSIPIENS ma tendiamo alla MACHINA SAPIENS ET HOMO INSIPIENS? Sicuramente non sarà certo una partita a scacchi la causa che renderà l’uomo ancor più un’appendice delle macchine. Ma, tuttavia, sembrerebbe che l’avvenire getti un’ombra sul destino dell’uomo.

Dai tempi del “turco”, l’immagine romantica che spiegava i fenomeni come se fossero legati alla volontà dei singoli e delle organizzazioni sta inesorabilmente cedendo il passo alla dinamica del determinismo che lega la volontà alle contingenze offerte dal progresso tecnologico.

Matrix è solo un film di fantascienza, ma ricordiamoci che, nel caso in cui la profezia dei fratelli Wachowshi si avverasse, nessun “Neo” verrà a staccare i connettori tra i cervelli umani e le macchine al silicio. Sta dunque proprio alle nuove generazioni, a voi giovani, sintonizzarvi sul giusto cambio di paradigma che caratterizzerà la società futura affinché l’avvenire getti un rinnovato fascio di luce sul destino dell’uomo.

Siccome il caso ha suscitato molta curiosità anche tra i non scacchisti che mi chiedono un mio parere in merito, ho ritenuto opportuno coinvolgere, se non proprio direttamente voi allievi vista la tematica complessa, almeno sensibilizzare i vostri genitori su cosa può succedere nelle competizioni ad alto livello. Né più, né meno, ciò che capita già da parecchio tempo nelle competizioni sportive in qualsivoglia disciplina. Il baro è sempre ed ovunque in agguato.

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