Al giorno d’oggi è banale affermare che lo sviluppo tecnologico abbia influenzato notevolmente le discipline sportive migliorando le prestazioni degli atleti. Tutti sanno che è così perché è evidente, e soprattutto perché i risultati di oggi non sono paragonabili con quelli del passato. Cosa si può dire del nostro antico gioco? Ebbene, neppure il gioco degli scacchi è stato risparmiato dall’inarrestabile avanzata tecnologica, e con la creazione d’internet e di potenti macchine di calcolo come Houdini, Ribka o Fritz, anche le sessantaquattro caselle sono cambiate.
Il cambiamento porta con sé pro e contro. Nel caso degli scacchi i vantaggi sono lampanti e non si può non apprezzare l’aumento negli ultimi vent’anni del numero di giocatori, di maestri e di grandi maestri. La diffusione del gioco nel mondo è aumentata grazie a internet e si può affermare che anche la comprensione del gioco in generale sia aumentata, visto che la conoscenza è a disposizione di tutti e non di pochi maestri come in passato. Ovviamente ci sono i nostalgici che vivono ripetendo il motto “si stava meglio quando si stava peggio” e che l’era dei computer frustra completamente la creatività scacchistica, vada pure, anche se non è proprio così. Il contrasto dell’interpretazione del gioco delle vecchie generazioni con quelle nuove è uno dei fenomeni principali nella storia degli scacchi, ed è qualcosa di naturale ed essenziale per l’evoluzione del gioco. L’aiuto informatico negli scacchi si deve vedere come uno strumento di perfezionamento nella preparazione o nello studio delle partite, niente di più. Quando si gioca a scacchi si fa tra esseri fatti di carbonio e non di silicio, quindi alla fin fine certe cose cambiano mentre altre no.
Ora, tutto ciò sembra bellissimo se non fosse che alcune persone sono forse più inclini di altre ad infrangere le regole in nome del successo, cioé a barare per vincere. Negli ultimi tempi non sono stati pochi i casi di utilizzo di supporti extra, come lo può essere uno smartphone dotato di un motore di analisi, anche tra forti GM. La FIDE fatica ad affrontare simili situazioni, quindi questi problemi sono lasciati a risolvere agli organizzatori di tornei e ai rispettivi arbitri. Gli scandali sono diversi ma uno in particolare è degno di nota: il caso “Ivanov”.
Borislav Ivanov è un maestro Fide bulgaro di ventiseianni, che fino all’inizio di quest’anno era un perfetto sconosciuto, ma dopo aver vinto dei tornei internazionali battendo forti professionisti, è stato vittima di polemiche piuttosto accese. All’inizio le polemiche sembravano infondate: perché mai un giovane giocatore non potrebbe essere in grado di battere giocatori piú quotati di lui? Bè, semplicemente perché a meno di non allenarsi costantemente per anni è inconsueto di migliorare da una notte all’altra. Come si può giocare ad un livello di 2100-2300 per venticinqueanni e poi improvvisamente giocare come un Grande Maestro di 2700 punti? Va bene, ma supponiamo come possibile una folgorazione divina, una repentina apparizione notturna della dea Caissa con una risultante onniscenza del nostro Borislav. Anche in questo caso si può arricciare il naso, ma la presunzione d’innocenza non gliela può togliere nessuno, a meno che non lo si colga con le mani in pasta.
Sul sito playchess.com diversi articoli si sono occupati delle prodezze del giovane FM e molti esperti maestri affermano senza ombra di dubbio che Ivanov sia un baro, ma quali sono le prove? Soprattutto le partite giocate da Ivanov. Un noto maestro bulgaro, Valeri Lilov, si è preso la briga di analizzare diverse partite in cui il nostro eroe massacrava dei professionisti con uno stile super-tattico (tipico dei computer) e ha appurato che la percentuale delle mosse scelte da Ivanov coincideva altamente con la prima scelta di Houdini 3 (il motore d’analisi più potente in commercio). Un caso? Non sembra. D’altro canto i media bulgari hanno invitato il discusso giocatore di scacchi a partecipare in talk show e hanno scritto articoli su questa vicenda dipingendolo come una vittima del mondo schivo e asociale degli scacchi. Tutto questo può risultare molto divertente ma nel frattempo molti professionisti si sono ritirati dai tornei in cui Ivanov s’iscriveva oppure se appaiati con quest’ultimo si rifiutavano di presentarsi alla partita, senza parlare di quelli più coraggiosi che l’hanno affrontato e che sono stati puntualmente asfaltati da un gioco tutto tattico e rischiosissimo.
Quindi chi mente? Gli invidiosi maestri che non ammettono l’ascesa di un nuovo genio scacchistico, o il machiavellico giovane che vuole rubare i soldini giocando con il computer in tasca?
Personalmente, quando seguivo questa vicenda qualche mese fa, avevo la stessa impressione che ho quando guardo qualche “filmaccio” americano in cui si sa da molto prima chi è il colpevole. Lo sanno tutti: i personaggi della fiction, i telespettatori, pure il mio gatto, ma che in assenza di prove, o a causa di lacune legislative non lo si può giudicare. La giusta conclusione della trama, se questa vicenda fosse un film, sarebbe: o si becca il furbastro nell’atto di barare o lo si lascia giocare in pace i tornei perché il suo gioco è autentico. Ahimé la realtà è sempre un po’ più complessa, ma il GM Dugly (un non-professionista!) ha tentato di svelare il mistero perché non ci stava a farsi battere dal computer nascosto del giovinastro, e ha richiesto all’arbitro e agli organizzatori dell’ultimo torneo in cui ivanov ha partecipato di fare un’ispezione particolare prima della partita. Certamente Ivanov aveva subito altre perquisizioni di questo genere, ma ne era sempre uscito indenne, per di più la sala di gioco era dotata di un sistema per cogliere segnali elettronici esterni, quindi a meno che Ivanov non fosse veramente il nuovo genio tattico del secolo, con buona pace di Tal, Shirov e Morozevich, il computer doveva avercelo addosso nascosto da qualche parte.
Durante l’ispezione tutti e due gli avversari dovettero sottoporsi allo stesso tipo di controllo, e quando il GM Dugly si tolse le scarpe e le calze, Borislav si rifiutò categoricamente di togliersele perché le sue calze puzzavano. Insomma , il fatto di non volersi togliere le scarpe costò il punto a Ivanov, perché venne squalificato. Ma che cosa nascondeva dentro le scarpe oltre un certo lezzo? Per Dugly non vi sono dubbi che è là dentro che ha il supporto tecnico, e potrebbe essere questa la verità ma rimane pur sempre un’ipotesi. Ipotesi sostenuta dallo strano modo di camminare del giovane e dal fatto che il fratello sia un ingegnere elettronico. Ma in che modo, se il computer è nelle scarpe, può trasmettere i segnali al cervello? Si sono proposte soluzioni diverse come i segnali Morse o delle tecnologie all’avanguardia. In ogni caso, non ci sono ancora delle prove inconfutabili, ma non si può non convenire sul fatto che alla luce di tutti questi indizi la faccenda puzzi. Finalmente per uscire dall’impaccio la federazione scacchistica bulgara ha sollecitato il giovane a presentarsi a un test che lo poteva scagionare di tutte le accuse per facilitare la sua carriera scacchistica, ma Borislav Ivanov non si è presentato al controllo e si è beccato una squalifica di quattro mesi da qualsiasi torneo, e nel frattempo ha addirittura annunciato il suo ritiro dal mondo degli scacchi, troppo diffidente e troppo retrogrado per capire il suo ingegno.
Coloro che sono dell’opinione (gli scacchisti in generale) che Ivanov non sia che un pagliaccio che bara, hanno messo via da parte questa storia con una stretta di spalle e un sorriso beffardo, ma ecco a voi una notizia ineditta che è il vero motivo di quest’ articolo: Ivanov riprende la sua attività scacchistica, esattamente quattro mesi dopo la squalifica, e c’è poco da sorridere perché può giocare ovunque, e indovinate un po’dove e quando sarà la sua prossima apparizione? Ebbene sì proprio in Svizzera, nel torneo Open di Jura, che inizierà fra poco meno di due settimane. Ottima scelta da parte di Ivanov visto che è improbabile che sull’altopiano giurassiano disturbino il suo estro creativo, e per di più ora che il mondo scacchistico non ha occhi che per il match del campionato del mondo, che è appena iniziato questo sabato 9 novembre tra Anand e Carlsen a Chennai, India. Peccato solo che il vostro umile scribano parteciperà anche lui al suddetto torneo, e che non abbia in particolare simpatia quei furbacchioni che pensano di farla franca davanti agli occhi di tutti, soprattutto quando hai il computer dentro le scarpe, che oltre a puzzare, mancano di rispetto ai veri scacchisti che dedicano tempo e passione nella ricerca della comprensione del nobil gioco.
La storia continua…